mercoledì 1 dicembre 2010

Auriga: una costellazione e quattro miti - Parte I

Le costellazioni del Toro e dell'Auriga



Dopo Orione e il Toro passiamo ai miti riguardanti l'Auriga.
Iniziamo con l'identificare l'Auriga (il Cocchiere) nel cielo invernale: è alquanto semplice in quanto a partire dalla stella che fa da punta al corno del Toro alla nostra destra (Alnath) abbiamo una figura circa pentagonale, che è proprio l'Auriga.




La costellazione dell'Auriga



Passiamo ora alla sua rappresentazione: abbiamo un uomo seduto che tiene in braccio una capra e due capretti e nella mano destra stringe delle briglie o una frusta.
Da quanto detto istintivamente l'associeremmo ad un pastore e di fatti così è, tanto è vero che i sumeri chiamavano questa costellazione ZUBI ovvero "il Pastorale". Per quanto concerne l'identificazione nella mitologia greca, si fronteggiano tre interpretazioni: Erittonio, Mirtilio e Fetonte.





Il mito di Erittonio
Gea consegna Erittonio ad Atena - Fonte Wikimedia
L'identificazione mitologica più accreditata è quella di Erittonio, figlio di Efesto e Gea.
Un giorno Atena si recò da Efesto per farsi costruire delle armi; Efesto, il quale aveva smascherato da poco la tresca tra sua moglie Afrodite e Ares, s'invaghì di Atena e cercò di possederla. La Pallade (Atena), la quale in alcun modo voleva rinunciare alla sua verginità, si oppose strenuamente tanto che il seme di Efesto venne versato sulla sua gamba; la dea, disgustata, asciugò lo sperma di Efesto con un batuffolo di lana gettandolo poi a terra, fecondando in tal modo Gea (la Madre Terra). Da quest'unione nacque Erittonio il quale aveva una coda di serpente al posto delle gambe (l'aspetto serpentiforme/anguiforme era prerogativa degli esseri nati dalla Madre Terra, ndr). Gea non volle prendersi cura del bambino, pertanto Atena, mossa a compassione dall'aspetto del neonato, lo prese sotto la sua protezione. Lo nascose in una cesta e lo affidò alle figlie di Cecrope (Aglauro, Pandroso e Erse) alle quali intimò di non aprire mai la cesta. Quest'ultime, spinte dalla curiosità, aprirono ugualmente la cesta, disobbedendo alla dea la quale, adirata, le spinse ad uccidersi gettandosi dalla rocca di Atene (un'altra versione del mito narra che, all'apertura della cesta e alla conseguente visione della deformità anguiforme di Erittonio, le sorelle si spaventarono e precipitarono dalle mura). Erittonio crebbe, allevato dalla dea Atena nel suo santuario ed, ereditando il trono da Cecrope, divenne il quarto re di Atene. Per nascondere il suo aspetto serpentiforme, inventò una particolare quadriga (un cocchio trainato da quattro cavalli) ed introdusse ad Atene i Giochi Panatenaici ai quali partecipò vincendo con la sua invenzione.
Per tutte questi motivi, fu immortalato in cielo, ma senza arti serpentiformi.


Il mito di Mirtilo
Pelope e Ippodamia - Fonte Flickr
Figlio del dio Ermes e dell'amazzone Mirte, Mirtilo era il cocchiere del re pisano Enomao ed il più esperto tra i cocchieri. Enomao, dato che un oracolo aveva predetto la sua morte per mano del futuro genero, ideò uno stratagemma affinché la figlia Ippodamia non trovasse marito: ciascun pretendente avrebbe ospitato Ippodamia sulla sua biga, dopodiché avrebbe dovuto batterlo in una corsa di bighe, pena la morte. Battere il re era un'impresa impossibile dato che: in primis la presenza di Ippodamia rallentava l'andatura; in secundis Enomao disponeva di due cavalle velocissime, Psilla e Arpinna, donategli dal padre Ares; in terzis disponeva del migliore auriga in circolazione! Quando Pelope arrivò a Pisa con un carro leggerissimo trainato da due cavalli alati regalatigli da Poseidone, tredici pretendenti erano già caduti e le loro teste erano state impalate all'entrata del castello. Fu un colpo di fulmine quando lo sguardo dei due giovani s'incrociarono. Pelope, mosso dalla passione che nutriva per Ippodamia e scosso dal raccapricciante spettacolo al quale aveva dovuto assistere entrando a palazzo, escogitò a sua volta uno stratagemma; convinse Mirtilo, il quale era anch'esso segretamente innamorato di Ippodamia, a sabotare il carro di Enomao sostituendo i perni delle ruote con dei perni di cera. Mirtilo accettò e pertanto, durante la corsa, il carro si sfasciò ed Enomao morì. I tre giovani scapparono dalla popolazione che voleva vendicare il proprio re e, mentre Pelope si allontanò in cerca di una fonte, Mirtilo tentò di fuggire con Ippodamia (secondo un'altra versione tentò di usarle violenza), ma al suo ritorno Pelope, di fronte alle ripetute proteste della giovane, spinse Mirtilo giù da una scogliera. L'auriga cadendo maledì il suo omicida e tutta la sua stirpe e, dopo la sua morte, il padre Hermes lo consegnò al cielo notturno come costellazione dell'Auriga.

Alla prossima puntata e Cieli Sereni!

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